Oggi, 22 maggio, celebriamo la Giornata Mondiale della Biodiversità. Una ricorrenza istituita per ricordare quanto sia preziosa, fragile e indispensabile la varietà della vita sulla Terra. Ma mentre celebriamo, qui in Italia, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, si profila un progetto che minaccia uno degli ultimi simboli viventi della nostra biodiversità: l’orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus).
L’orso marsicano non è un orso qualunque. È una sottospecie unica al mondo, che vive solo nell’Appennino centrale. Con una popolazione stimata tra i 60 e i 70 individui, è tra i grandi mammiferi più rari d’Europa. Ogni esemplare conta. Ogni perdita è una ferita irreparabile. E oggi più che mai, dobbiamo ascoltare l’allarme lanciato dalla comunità scientifica.
Una specie al limite: l’allarme dell’ISPRA
L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha pubblicato ieri un’analisi dettagliata sugli eventi di mortalità che nel 2025 hanno portato alla scomparsa di tre orsi marsicani in un solo anno e alla cattura di una cucciola abbandonata. Un numero che potrebbe sembrare piccolo, ma che per una popolazione così ridotta è devastante.

Nel documento ufficiale, ISPRA afferma chiaramente:
“Si ribadisce, pertanto, l’assoluta priorità che venga fatto ogni sforzo per evitare che si verifichino nuovi eventi di mortalità antropica, considerata l’importanza di questo nucleo e il suo precario stato di conservazione.”
Un messaggio inequivocabile. Ogni progetto che possa anche solo potenzialmente aumentare la mortalità di questi orsi va fermato. Eppure, proprio nel cuore del loro habitat, proprio dove è stata trovata l’orsetta abbandonata, l’ENEL ha proposto la costruzione di una centrale idroelettrica a pompaggio (progetto “Pizzone II”), che avrebbe un impatto pesantissimo sul territorio e su tutte le specie che lo abitano.
Perché Pizzone II è una minaccia diretta
La centrale proposta da ENEL sorgerebbe nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, e nella sua area contigua, in un ecosistema delicatissimo, che già oggi fatica a sostenere la presenza dell’uomo e quella della fauna selvatica. L’opera prevede grandi lavori di sbancamento, la costruzione di enormi cantieri, impianti, strade, tunnel: tutto ciò comporterebbe rumore, disturbo, frammentazione dell’habitat.
Gli orsi marsicani sono animali estremamente sensibili al disturbo umano. Fuggono di fronte ai rumori, evitano le aree troppo frequentate, e spesso si trovano a percorrere lunghi tragitti per cercare cibo o rifugio. L’alterazione del territorio e il traffico legato ai cantieri porterebbero a un’ulteriore riduzione dello spazio vitale disponibile, aumentando i conflitti con l’uomo e il rischio di incidenti stradali, che sono oggi tra le principali cause di morte per questa specie.
Un modello di sviluppo insostenibile
Ci viene detto che l’opera è “verde”, che è “energia rinnovabile”. Ma possiamo davvero parlare di energia sostenibile se comporta la devastazione di un ecosistema protetto e mette a rischio una specie unica al mondo?
La risposta è no. Lo sviluppo sostenibile è tale solo se rispetta i limiti ecologici, e non può essere costruito contro la natura. La biodiversità non è un ostacolo al progresso: è la base della vita sulla Terra, è ciò che rende possibile la resilienza degli ecosistemi, l’equilibrio climatico, la sicurezza alimentare.
La Giornata della Biodiversità ci impone una scelta
In questa giornata, mentre il mondo intero riflette sull’importanza della biodiversità, l’Italia si trova di fronte a una decisione cruciale: continuare sulla strada dello sfruttamento cieco dei territori, o diventare esempio di tutela e lungimiranza.
Scegliere di non costruire la centrale di Pizzone II significa scegliere la vita, significa credere che un altro modello di sviluppo è possibile, fondato sulla coesistenza con la natura e sulla responsabilità verso le generazioni future.
Il Coordinamento No Pizzone II chiede che il progetto venga ritirato definitivamente e che si investano invece risorse nella tutela degli ecosistemi, nel turismo sostenibile, nella ricerca e nell’educazione ambientale. Perché salvare l’orso marsicano non è solo un dovere morale, è un atto di civiltà.
In conclusione
Non possiamo accettare che un simbolo della natura italiana venga sacrificato per un’opera che non ha alcuna garanzia di reale utilità, né sul piano energetico, né su quello ambientale. Non possiamo permettere che il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, nato per proteggere l’orso marsicano, diventi il luogo della sua scomparsa.
Fermiamo Pizzone II. Proteggiamo l’orso marsicano. Difendiamo la biodiversità.
📎 Per approfondire:
👉 Analisi ISPRA sui tre decessi di orsi marsicani – 2025
